09-OTT-2025
Italia Oggi
La delibera del consiglio di presidenza giustizia tributaria si oppone al taglio a 39 sedi
Giudici tributari sotto stress
Il Mef chiede 370 sentenze a magistrato, ma sono troppe
L'accorpamento rischia di ingolfare le corti superstiti, rallentando i tempi della giustizia e andando contro il principio di ragionevole durata del processo.
DI GIULIA PROVINO E CRISTINA BARTELLI
Giudici tributari sotto stress. I carichi di lavoro proposti dal Ministero dell'economia per dare una spallata all'arretrato del contenzioso fiscale, pari a 340/370 sentenze per ogni magistrato tributario, non sono sostenibili. Una stima più realistica, per il consiglio di presidenza della giustizia tributaria, si attesta su un massimo di 150 sentenze per magistrato. Inoltre, il taglio dei 2/3 delle corti incide negativamente sull'accesso dei cittadini alla giustizia tributaria e sugli obiettivi Pnrr connessi alla riduzione dell'arretrato. Sarebbe opportuno, quindi, sviluppare un approccio graduale, con verifiche periodiche, per attuare la riforma della geografia giudiziaria tributaria.
Con la delibera del 7/10/2025 il Consiglio di presidenza della giustizia tributaria (Cpgt) ha espresso osservazioni e proposte in risposta al piano di revisione della geografia delle corti di giustizia tributaria avanzato dal Mef con nota del 27/1/2025. Il piano ministeriale mira a una profonda riorganizzazione territoriale, riducendo drasticamente il numero delle corti sulla base di un organico futuro di 576 magistrati tributari e di parametri di produttività stimati in 350-370 provvedimenti annui per magistrato. Tuttavia, il disegno del Mef si basa su un organico ipotetico e non ancora operativo, avverte il consiglio di presidenza, invertendo la sequenza logica che dovrebbe privilegiare l'efficienza del servizio e l'accessibilità alla giustizia. Il piano ignora, infatti, l'attuale composizione del corpo giudicante, con circa 2.000 giudici tributari e solo 22 magistrati tributari. Così, i carichi di lavoro ipotizzati dal Mef, di 340/370 sentenze per ogni magistrato, sono considerati insostenibili. Il Cpgt, invece, prevede per l'anno 2026 massimo 70 ricorsi per il II grado e 75 per il I grado per i giudici tributari e massimo 140 ricorsi per il II grado e di 150 per il I grado per i magistrati tributari.
Inoltre, la riduzione delle corti di primo grado a 39 corti e 112 sezioni contrasta con l'idea di una giustizia di prossimità, aumentando i costi e le difficoltà per i cittadini. L'accorpamento, infatti, rischia di ingolfare le corti superstiti, rallentando i tempi della giustizia e andando contro il principio di ragionevole durata del processo.
Nella geografia del Mef si considera, poi, il "numero dei comuni, dei contribuenti e delle partite Iva presenti nelle nuove circoscrizioni territoriali", mentre la legge delega fa espresso riferimento alla popolazione residente e non introduce criteri di tipo economico-produttivi, che rischiano di penalizzare territori già marginalizzati. Manca anche chiarezza sul peso ponderale attribuito ai attribuito ai diversi criteri nella scelta delle sedi da sopprimere. Il Consiglio propone un percorso alternativo fondato su un principio di gradualità, monitoraggio e collaborazione. Suggerisce di iniziare accorpando solo le sedi inefficienti, con revisioni biennali o triennali basate su indicatori oggettivi e condivisi. Raccomanda anche l'uso dell'analisi Gis (Geographic Information System) per stimare l'aumento medio delle distanze per i contribuenti, mappare la copertura territoriale effettiva del servizio ed individuare potenziali "buchi di giustizia" in aree che diventerebbero troppo distanti da una sede. Per i carichi di lavoro, il Cpgt propone un modello di calcolo basato su una composizione mista delle sezioni, con un rapporto di 1 magistrato tributario ogni 3 giudici tributari. Occorre salvaguardare anche la specificità di alcune realtà territoriali, valutando peculiarità locali, qualità e tipologia del contenzioso e valore medio delle controversie. Infine, il Cpgt è pronto all'apertura di un tavolo di confronto con il Mef per una riforma equa e sostenibile, che bilanci efficienza, diritto di difesa e giustizia di prossimità, coinvolgendo realtà territoriali, enti locali e professionisti. Riproduzione riservata
